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Tematiche di rilievo

Wir, la moneta che ci servirebbe per battere la crisi

 

tratto da: Il sussidiario

scritto da: Giovanni Passali

 

Siamo negli anni Trenta, nel 1929 è scoppiata la crisi economica, siamo nel pieno della Grande Depressione. Dagli Usa, la depressione economica si è diffusa in tutto il mondo. Per cercare di arginarla, uno degli atti tardivi e sconsiderati fu quello attuato dalle banche; una restrizione del credito, che creò una situazione di rarefazione monetaria.

 

Proprio come oggi, con la differenza che quella odierna non è decisa dal sistema bancario, ma è indotta dall’eccesso di liquidità. Oggi le banche, a differenza di allora, hanno inondato il mondo di liquidità, gridando felici ai quattro venti “non abbiamo fatto lo stesso errore del ‘29, abbiamo capito la lezione”. Ma il risultato è stato lo stesso, una restrizione di liquidità.

 

Nel 1934 venne fondato il circuito di moneta locale Wir, da un gruppo di 16 imprenditori simpatizzanti del sistema della moneta libera da interesse, il cui massimo esponente era l’economista Silvio Gesell. Il cuore della sua dottrina era che il denaro dovesse essere libero da interessi. A causa di quelle idee e di quelle riflessioni venne pensato ed istituito il circuito economico Wir, tutt’oggi operativo , con sede a Basilea.

 

Wir, in tedesco è sia l’inizio della parola economia - Wirschaft - sia il pronome della prima persona plurale “noi”. Il caso Wir in quegli anni di crisi non fu un atto isolato. In tutta Europa vi furono diverse iniziative per tentare di promuovere gli scambi commerciali anche in assenza di moneta. Tutte queste iniziative nate sotto la spinta dell’emergenza sopravvissero solo per poco tempo in Europa. Infatti, o mancavano loro le basi culturali e giuridiche oppure fallivano o perdevano la loro importanza con la fine della crisi.

 

L’idea di fondo era quella di creare economia e circuito basato su una moneta alternativa, denominata Wir. Le imprese che partecipavano a questo circuito erano e sono tutte piccole e medie, e accettavano come pagamento una registrazione di credito. Proprio questa tipologia di imprese è quella che trova maggiori difficoltà a reperire liquidità da parte delle imprese finanziarie, soprattutto in situazioni di crisi.

 

Il credito viene riconosciuto alle imprese, da parte dell’ufficio centrale a fronte di una ricchezza reale, rappresentata dalla capacità produttiva dei soci, e non era gravato da interesse. Questo credito, veniva fatto circolare all’interno del circuito, e utilizzato come mezzo di pagamento. Si tratta di una rete di scambio dove tutte la transazioni vengono sia addebitate che accreditate dall’ufficio centrale, e non sono consentiti prelievi di liquidità dai depositi.

 

L’organizzazione è strutturata come una banca, ed è oggi una banca cooperativa; ha la sua sede a Basilea e sette uffici regionali sparsi in tutta la Svizzera, con un organico complessivo di 110 dipendenti. I pagamenti vengono effettuati in forme non diverse da quelle di normali assegni bancari, con carte di credito e moduli bancari.

 

Nel 1990 la banca Wir aveva circa 53.730 membri, 16.788 conti ufficiali e un fatturato semestrale di circa 800 milioni di Wir, appunto il nome della unità di pagamento. Il valore di questa unità è parificato al franco svizzero, quindi 1 buono Wir = 1 Franco Svizzero.A oggi la banca movimenta oltre 3 miliardi di WIR (non convertibili ma equivalenti ai franchi svizzeri) e raggruppa un quarto delle piccole e medie imprese svizzere (circa 60.000 imprese con al massimo 200 dipendenti).

 

Tale moneta locale, per come viene utilizzata, si configura come una vera moneta complementare, poiché è possibile utilizzarla, presso uno degli esercenti appartenenti al circuito, insieme alla moneta ufficiale (il franco svizzero). Le transazioni in Wir generano un conto in Wir, separato dal conto corrente in CHF (franchi svizzeri) che non viene remunerato (denaro privo di interesse, secondo le indicazioni di Silvio Gesell). Questo ovviamente si riflette nella possibilità di attivare linee di credito in Wir a tassi molto bassi.

 

Dal 2000 è diventata una banca in tutto e per tutto, ha aperto i propri battenti anche ai clienti privati, con i quali instaura un rapporto per nulla diverso rispetto alle altre banche commerciali. La sua vocazione di banca, nata per aiutare e proteggere il circuito economico delle piccole imprese, ancora oggi è ben presente e vivace. Per aiutare le imprese a scambiarsi beni e servizi, viene pubblicato un bollettino mensile e tre cataloghi all’anno e offre una piattaforma internet dove è possibile mettere in contatto la domanda con l’offerta.

 

La Banca Wir si è sviluppata, rimanendo fedele a molti dei principi che ne motivarono la nascita il secolo scorso. Oggi la Banca Wir fa pagare interessi molto bassi sui prestiti e non paga alcun interesse sui depositi. Il Wir rimane quindi un sistema per natura non cumulativo o speculativo, fondato sulla circolazione del credito. Esattamente l’opposto della Bce e delle altre banche centrali, le quali danno corso forzoso a loro debiti.

 

Un economista contemporaneo, Studer, nel 1998 ha compiuto uno studio macroeconomico sugli effetti del Wir in economia e sulla relazione con la massa monetaria M1. Studer trovò una correlazione positiva tra i crediti Wir e l’aggregato monetario M1. Questo suggerisce che lo Wir ha una politica di credito anticiclica rispetto alla Banca Nazionale Svizzera.

Ulteriori studi di James Stodder del 2005 hanno messo in paragone il Wir con il circuito americano IRTA (International Reciprocal Trade Association) fondato nei primi anni Settanta. Questo studio ha confermato il ruolo anticiclico dei sistemi di moneta complementare analizzati. Questo vuol dire che le monete complementari vengono utilizzate più spesso e hanno una maggiore diffusione nei periodi di crisi economica.

 

Questo è veramente l’esempio di una moneta locale, il Wir, e di una istituzione bancaria, al servizio dell’economia locale. La moneta locale non viene emessa a debito, ma come credito sulla capacità produttiva dell’azienda. Vuol dire che ha a suo fondamento un atto di fiducia. Non una fiducia cieca, perché viene comunque fatta una analisi dell’azienda. Ma la più accurata analisi non può togliere il fattore rischio, e quindi rimane inalterato l’elemento di fiducia connesso all’emissione di moneta.

 

Abbiamo già notato come la moneta locale Wir sia una moneta alternativa, che sostituisce di fatto completamente, laddove è utilizzabile, la moneta ufficiale, il franco svizzero. Un simile sistema monetario in Europa, dove vige il Trattato di Maastricht, non sarebbe legale. Allora quello che è utilizzabile è un sistema di moneta complementare, dove la moneta locale accompagna la moneta ufficiale, sotto la forma legale del buono sconto.

 

Un simile sistema monetario ha anche un’evidente funzione sussidiaria. Tutti infatti preferiranno utilizzare e ricevere la moneta ufficiale, l’euro; ma accetteranno ben volentieri un’altra forma monetaria, se l’alternativa è quella di non concludere l’atto di compravendita, a causa di una soffocante rarefazione monetaria.

 

Ma il cuore della questione non può essere una semplice costrizione. Per poter scegliere tra una moneta e l’altra, l’alternativa deve prima esistere. E l’alternativa esiste, l’alternativa nasce solo per un radicale atto di fiducia. Al fondo non c’è altro. E la vera fiducia nasce solo dalla vera fede, cioè da una esperienza di vita consolidata nel tempo.

1 commento:

Nicole ha detto...

ma chi ascolta chi...
fanno tutti finta di non capire eppure le soluzioni ci sono, ma ci sono volantà che vanno in tuu'altre direzioni di comodo.

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